La politica di liberalizzazione sfrenata degli agrotossici sta facendo del Brasile un grande distributore di veleni agricoli in tutto il pianeta tramite i prodotti che esporta.
Por Nara LacerdaDo Brasil de Fato (23 giugno 2021)*
Recentemente, uno studio svolto da Greenpeace in Germania ha appurato che sostanze proibite dall’Unione Europea sono presenti in frutti coltivati in Brasile che l’Unione importa.
Tramite l’analisi degli alimenti consumati in tre città della Germania, laboratori specializzati hanno identificato 35 tipologie di veleni, 11 dei quali proibiti nei paesi dell’UE. Più di 20 principi attivi rintracciati sono compresi nell’elenco dei pesticidi altamente pericolosi. L’85% dei campioni presentava qualche tipo di residuo.
Non c’è alcuna indicazione o garanzia che il problema non si stia verificando in altri paesi, spiega Marina Cortêlo, l’agronoma che lavora nella campagna per l’agricoltura e l’alimentazione di Greenpeace ed è portavoce della ricerca in Brasile. “Con questo studio, possiamo affermare categoricamente che tutto ciò sta accadendo”.
La ricerca di Greenpeace Germania è stata realizzata tra la seconda metà di aprile e i primi di maggio 2021, su frutta come mango, limoni, papaia, meloni e fichi. La frutta proveniva da diversi siti di produzione ed è stata prelevata da circuiti commerciali diversi, permettendo di definire uno scenario esaustivo.
Marina Cortelo avverte che l’interazione di sostanze nello stesso prodotto ha ancora conseguenze sconosciute. Questo “cocktail” era presente in oltre il 60% dei frutti analizzati. “È molto grave e non è molto diverso da quello che abbiamo visto in Brasile”, contestualizza la ricercatrice.
Non è la prima volta che in Europa viene rilevato lo sbarco di prodotti agrotossici tramite prodotti brasiliani. Nel 2017, la ricercatrice e professoressa Larissa Mies Bombardi, dell’Università di São Paulo (USP), pubblicò l’atlante Geografia dell’uso degli agrotossici in Brasile e connessioni con l’Unione Europea, giungendo a conclusioni analoghe.
Secondo la ricerca di Bombardi, veleni proibiti nell’ Unione Europea vengono usati nella produzione di soia, miglio, cotone, café, canna da zucchero, tabacco e persino arachidi, oltre a diversi altri prodotti brasiliani che vengono venduti all’UE.
Nella soia, per esempio, sono stati trovati 150 tipi di agrotossico, 35 dei quali banditi negli stati europei. Anche il miglio brasiliano contiene 32 veleni agricoli che non potrebbero venire commercializzati nell’Unione.
“Quello che osservavamo fino ad ora è che stavamo mangiando veleni che altri paesi proibiscono alle loro popolazioni. Quello che notiamo ora è che questi veleni entrano nell’Unione Europea. È allarmante: esiste un doppio standard per l’utilizzo e per la commercializzazione di questi pesticidi”, afferma Marina Cortês.
“L’UE firma un accordo sul clima, ma in seguito firma un accordo con il Mercosur che porterà più esenzioni fiscali per i pesticidi. Proibisce questi pesticidi sul suolo europeo, ma consente loro di tornare sotto forma di residui. Questo doppio standard non ha alcun senso”
Parte della responsabilità per l’ingresso di queste sostanze in Europa attraverso il cibo importato, e parte della responsabilità per il continuo uso delle stesse in Brasile è proprio dei paesi europei. Nonostante il divieto dell’uso di alcuni pesticidi, le nazioni dell’UE non hanno vietato la produzione. Quello che viene prodotto lì (in Europa) viene scaricato nei raccolti qui (in Brasile).
“L’UE firma un accordo sul clima, ma in seguito firma un accordo con il Mercosur che porterà più esenzioni fiscali per i pesticidi. Proibisce questi pesticidi sul suolo europeo, ma consente loro di tornare sotto forma di rifiuti. Questo doppio standard non ha alcun senso”, sottolinea la ricercatrice.
È fermamente convinta che solo una soluzione globale può fermare il ciclo. “Quello che accade non è altro che una forma di neocolonialismo”, dice. “Comportandosi in questo modo, l’Europa finisce per contribuire con un modello che lascia un’enorme scia di distruzione”, sottolinea Marina.
Edição: Vivian Virissimo/Brasil de Fatoda: www.mst.org.br
Foto di John Macdougall/AFP: Manifestanti in Germania protestano contro l’accordo Unione Europea-Mercosul.