Articolo di Bárbara Loureiro* e Luiz Zarref** pubblicato sul Brasil de Fato del 5 Ottobre 2021
Non è possibile pensare la sovranità alimentare senza forme contro-egemoniche di produzione
alimentare.
https://mst.org.br/2021/10/05/artigo-agroecologia-ja-nao-e-uma-alternativa-e-a-unica-possibilidade/
La coevoluzione tra collettivi umani e natura ha prodotto la base di tutta la natura che conosciamo.
Miliardi di anni di comparsa di forme inorganiche e organiche esistenti nel nostro mondo hanno trovato un momento geologicamente unico quando sono “emersi” i nostri antenati. Da quel momento in poi, la prassi ha prodotto una nuova natura. Le forme socio-storiche dell’organizzazione umana hanno modificato la natura esterna e, con ciò, si sono anche modificate, costruendo ciò che Karl Marx è venuto a chiamare il metabolismo dell’essere umano-natura.
Si era nel periodo storico in cui la struttura delle classi non aveva ancora stabilito che i nostri bisogni venivano superati in questa relazione metabolica socio-ecologica. L’elemento centrale che mediava questa relazione era il lavoro. Non quello alienato, comandato da un capo, a favore di una elite, ma piuttosto quella sintesi di forza fisica, capacità intellettuale e esercizio storico.
Questo balletto millenario tra i popoli in diverse regioni del mondo e l’ambiente circostante ha prodotto quella base di cibo incredibilmente diversa che possediamo. Agricoltura e allevamenti, agro-biodiversità, sistemi biogeografici e biomi sono stati forgiati in questa relazione.
Tuttavia, la trasformazione strutturale promossa dal modello di produzione capitalista stava, alterando , secolo dopo secolo, questo metabolismo.
Ciò che era quindi circoscritto ai feudi europei o all’Omaguas amazzonica (NB Popolazioni del Perù NordOrientale che deformavano artificialmente il cranio) è stato dragato dalle dinamiche capitaliste, a partire dalla struttura della proprietà privata. In questo modo, è stato possibile sviluppare il migliore utilizzo dei lavoratori e la rendita sui beni comuni della natura,
È da questo processo che nasce la forma contemporanea di sfruttamento capitalista della natura. La rottura del metabolismo socio-ecologico tra collettivi umani e naturali ha reso possibile un livello inimmaginabile di sfruttamento dei corpi umani e degli esseri organici o inorganici.
L’accumulazione originaria ha distrutto i popoli millenari in Africa, America e Asia ed espulso dalle campagne decine o di milioni di famiglie contadine.
Ora viviamo una nuova fase di questo sfruttamento capitalista. Nella fase attuale il capitalismo è sotto l’egemonia del capitale finanziario, che cerca di accelerare intensamente le possibilità di profitto, rendendo le sue dinamiche sempre più barbare e violenti.
Quello che negli anni ’60 e ’70 era “Green Revolution”, oggi sono centinaia di milioni di ettari transgenici, con miliardi di litri di veleni, per produrre fondamentalmente cinque specie (soia, mais, cotone, canna da zucchero e carne).
La concentrazione fondiaria storica si è alleata alle grandi aziende transnazionali e ha sviluppato una forma assurda di distruzione ambientale ed espulsione delle famiglie di lavoratori dalle campagne: l’Agribusiness.
Camminando sui sentieri della contro-egemonia, il mondo Contadino mondiale, nella sua diversità, ha resistito attivamente a questa espansione delle élite nelle campagne. E a partire da questa lotta ha sviluppato la più grande sintesi delle classi del tempo presente: la Sovranità Alimentare.
Negli anni ’90, Via Campesina ha fatto capire che le società non si possono sviluppare se non hanno una loro autonomia nel definire come deve avvenire essere l’approvigionamento del loro cibo, da chi e per chi il cibo verrà prodotto.
Il cibo, quindi, è direttamente collegato a una costruzione politica. Nessuno si nutre solo di soia e mais. E si vivono le gioie e la felicità che il cibo consente – culturali, affettive e e di soddisfazione alimentare, consumando queste materie prime. Il cibo è per lo stomaco e per la fantasia.
Il Ritorno della Fame.
Oggi ci sono 19 milioni di brasiliani che soffrono la fame. Ma i diversi livelli di insicurezza alimentare, indicati con le gradazioni “grave, media e lieve”, può essere riassunta nel constatare che 116 milioni di persone, il 60% della popolazione, sono privi di questa dimensione della totalità del cibo: mangiano quello che è disponibile e non sanno se avranno l’alimentazione garantita nei prossimi mesi.
Speciale | Fame in Brasile
Negli ultimi anni, il Brasile ha smesso di essere un riferimento globale nella lotta alla fame. Nel mezzo della crisi aggravata dalla pandemia di COVID-19, quasi il 60% della popolazione soffre di insicurezza alimentare. Questa serie di reportage mostra, in diverse regioni del paese, dalla campagna alle grandi città, la lotta delle famiglie brasiliane per garantirsi il cibo sul tavolo. https://www.brasildefato.com.br/minuto-a-minuto/especial-fome-no-brasil
La pandemia ci racconta anche del cibo. Come dice il ricercatore Rob Wallace: siamo nell’era dell’agro-pandemia.
Ciò significa che c’è un ingranaggio della morte, dove la deforestazione, bruciare e falsificare la proprietà della terra (grilagem) sono lo stesso meccanismo di superproduzione dell’agribusiness.
I microrganismi estratti dal loro equilibrio dinamico nella natura vengono rilasciati in questi ambienti dell’agro-business, dove ci sono grandi reclusioni, mantenute con ormoni e antibiotici, che soffrono un’immensa pressione della selezione naturale.
Agro-ecologia.
Come organizzare oggi una alimentazione sana per il popolo brasiliano, è elemento fondante di qualsiasi progetto che vuol essere nazionale.
Ed è per comprendere questo percorso che è strutturata l’agro-ecologia. Non è possibile pensare alla sovranità alimentare, senza forme contro/egemoniche di produzione alimentare.
Abbiamo bisogno di un popolo brasiliano nutrito, sano e di accudire la nostra natura, per riorganizzarci come paese.
L’agro-ecologia è il frutto dei millenni di apprendimento del popolo, che pur violentato nel suo territorio o allontanato dai luoghi natali, ricostruisce il suo metabolismo socio-ecologico.
L’agro-ecologia si nutre dalle pratiche e dalle resistenze ancestrali che si sono sviluppate dialetticamente durante il capitalismo.
L’Agro-ecologia è anche ricostruzione delle conoscenze scientifiche. Se comprendiamo che questi saperi sono stati disprezzati dalla conoscenza scientifica manipolata dalle transnazionali, dobbiamo anche capire che l’agro-ecologia rappresenta la possibilità di mediazione tra conoscenze ancestrali e conoscenza scientifica.
Attualmente il nostro Sistema Nazionale di Ricerca su Agricoltura e Allevamenti ha più di 200 istituti focalizzati quasi esclusivamente sullo sviluppo delle materie prime. Quanto sarebbe straordinario il nostro sviluppo agricolo e degli Allevamenti se queste istituzioni fossero basate sulla sovranità alimentare e sulla agroecologia?
Ma l’agro-ecologia non è solo la gestione della produzione alimentare. Per sviluppare le nostre capacità agro-ecologiche, è determinante ricostruire le relazioni, su basi emancipatorie. Superare il razzismo e il patriarcato sono direttamente collegati a nuove pratiche produttive. Come l’esercizio della cooperazione, nelle sue varie forme, è un presupposto dell’agroecologia.
La nostra società brasiliana, nella decade degli anni 2020, si confronta con l’ulcera agraria in modo brutale.
La fame, le pandemie, la disuguaglianza sociale e l’organizzazione politica brasiliana rimangono centrate sulla questione agraria, che ha l’agro-business come asse principale della borghesia.
La riforma agraria popolare, la difesa dei territori indigeni e dei quilombolas, la sovranità alimentare stanno al centro di un progetto di paese, che si confronta con quello delle elite. E tutte queste conquiste devono avere come un substrato fecondo l’agro-ecologia.
Pertanto, il 3 ottobre, giorno istituito come Giornata nazionale dell’Agro-ecologia – data del compleanno della nostra cara Ana Primavesi – è una data di lotta e di riaffermazione dell’Agroecologia, che non è un’alternativa, ma l’unica soluzione per la produzione di alimenti sani e la cura dei Beni Comuni del nostro paese.
*Bárbara Loureiro é militante do MST DFE, ingegnera forestale con un dottorato in ambiente e sviluppo rurale.
**Luiz Zarref é militante do MST Goiás, ingegnere forestale e dottore in geografia.